Modello per la gestione dell’emergenza igienico sanitaria nelle favelas

Il presente progetto ha come obiettivo lo sviluppo di un modello metodologico per la gestione dell’emergenza igienico-sanitaria all’interno delle favelas, che preveda la partecipazione della popolazione locale in tutte le sue fasi.

L’idea è nata durante la visita alla  favela di Pedra Furada, nel quartiere di Bonfim a Salvador de Bahia, prevista nel programma per la cooperazione in Brasile del Centro di Ricerche Economiche e Giuridiche dell’università di Roma TorVergata. La  favela di Pedra Furada è nata spontaneamente su un terreno collinare affacciato sul mare ed occupa una superficie di circa 7000 m2. Essa ospita all’incirca un migliaio di persone, due terzi delle quali al di sotto della maggiore età. Le abitazioni sono costruite con diversi materiali, da semplici mattoni a scarti recuperati tra i rifiuti e molto spesso le coperture sono in Eternit. La parte della favela che si affaccia sul mare è costituita da precarie palafitte in legno. Pedra Furada presenta tutte le problematiche comuni alle favelas sorte nelle grandi città brasiliane: il degrado, la micro-criminalità e la presenza di gravi problemi di igiene pubblica dovuti alla mancanza di idonei sistemi di fognatura e acqua potabile.

ANTONIUCCI – DI PIERRI – PARACINI Modello per l’emergenza igienico sanitaria Il caso Pedra f…

La sostenibilità finanziaria delle istituzioni di microfinanza

L’obiettivo di questo lavoro è descrivere i principali strumenti teorici proposti dalla letteratura scientifica per indagare la performance finanziaria delle MFI e usare tali strumenti per portare a galla i trend che attraversano il mercato brasiliano del microcredito. Per svolgere questa analisi descrittiva, si è scelto di assumere, come benchmark utile ai fini della valutazione, il contesto dell’America Latina. Il risultato generale che questa analisi permette di cogliere è che il trade off tra performance sociale e performance economica, nel caso brasiliano, sebbene appaia confermato in quelle aree in cui le MFI del Paese, ancora molto giovani, non hanno sviluppato buone strumentazioni di management, sembra venir meno in altri ambiti in cui, attraverso l’innovazione e la sperimentazione, si sono già trovati nuovi ed alternativi percorsi di crescita.

PELLEGRINO – La sostenibilità finanziaria delle istituzioni di Microfinanza

Le chiese evangeliche in Brasile: il caso dell’IURD

Scopo di questo progetto è far luce sul fenomeno delle chiese evangeliche in Brasile.

Un paese che, a livello mondiale, fino a non molto tempo fa manteneva il titolo di paese cattolico per eccellenza e che oggi, invece, a partire soprattutto dall’ultimo ventennio, vede la propia religione dominante perdere vigore a favore di un movimento che trova sempre più seguaci: quello evangelico, appunto.

Il progetto ha preso avvio in Italia. Prima ancora del viaggio d’istruzione a Rio de Janeiro, infatti, abbiamo sviluppato un’attenta e proficua ricerca bibliografica che ci ha indirizzati verso quello che è apparso, ai nostri occhi, un mare magnum di idee, filosofie, culture su cui indagare non appena sul posto. L’analisi si è basata su testi, video, interviste. Abbiamo focalizzato l’attenzione sulla IURD, Chiesa evangelica più forte in territorio brasiliano, cercando di comprenderne le dinamiche, la struttura organizzativa, il metodo. Cercando di confrontarla con le altre entità evangeliche esistenti, sottolineando ogni tipo di differenza, a partire, senz’altro, da tutto ciò che ne caratterizzava il culto.

Abbiamo proceduto, poi, con l’analizzare la struttura organizzativa e legislativa che supporta le chiese evangeliche; un taglio giuridico alla nostra ricerca, per il quale è stato utile il confronto tenutosi presso l’Ordine degli Avvocati di Rio de Janeiro.

Lavoriamo, oggi, alla stesura della nostra tesina, dalla quale riteniamo verranno alla luce spunti interessanti da ampliare, chiaramente, in successive ricerche.

FLORIMBII – LEONE Le chiese evangeliche in Brasile

Il contesto legislativo del microcredito in Brasile

L’analisi che segue si pone l’obiettivo specifico di valutare determinati aspetti del contesto legislativo del microcredito (MC) nel Brasile, analizzando, anche attraverso un breve excursus giuridico, le due principali forme di istituzioni di microfinanza (IMF), Organizações da Sociedade Civil de Interesse Público  (OSCIP) e Sociedades de Crédito ao Microempreendedor e à Empresa de Pequeno Porte (SCMEPP). Delineate le loro caratteristiche essenziali, si volge uno sguardo critico alle loro peculiarità, evidenziando perchè CrediAmigo, il più grande programma di MC del Brasile, abbia deciso di costituirsi come OSCIP.

PIERANTOZZI – Il contesto legislativo del microcredito in Brasile

Diritti Umani e proprietà fondiaria in Etiopia

Il lavoro che segue ha come obbiettivo quello di valutare l’incidenza della tutela dei diritti di proprietà  fondiaria sulla condizione economico-sociale dell’Etiopia e sulla tutela dei diritti umani fondamentali. Partendo dall’osservazione dell’attuale situazione di sviluppo dell’Etiopia, presentandone i suoi aspetti generali, si sono ripercorsi i principali sviluppi giuridico-economici del Paese fino ai giorni nostri, analizzandone i caratteri di originalità, e concentrando l’attenzione sulla questione della proprietà fondiaria.

In un contesto ancora prevalentemente agricolo e basato su un’economia di sussistenza, infatti, il ruolo della distribuzione delle terre coltivabili rappresenta un elemento cardine per comprenderne le potenzialità di sviluppo ed emancipazione sociale. Sono state prese a riferimento numerose fonti sia di natura giuridica che economica e sociale dimostrando come proprio l’ instabilità dei diritti di proprietà fondiaria nel Paese africano rappresentino senza alcun dubbio una delle principali cause dell’arretratezza, della sofferenza e dell’apparente impossibile sviluppo dello stato etiope.

GUIDONE – Diritti Umani e proprietà fondiaria in Etiopia

Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

Il Brasile rappresenta senza dubbio uno dei Paesi a più rapido tasso di sviluppo degli ultimi venti anni  e si appresta a rivestire un ruolo da protagonista nello scenario mondiale. Come altrove, però, il Brasile non sembra ancora in grado di affiancare a questo enorme sviluppo politico-economico un altrettanto valido sviluppo sociale e culturale.

Il presente lavoro analizza pertanto la situazione sociale e normativa attualmente in vigore in Brasile per la tutela dei diritti umani fondamentali e dei soggetti minorenni. E’ frutto di ricerche effettuate dagli autori sia in abito scientifico che direttamente sul campo, avendo potuto raccogliere numerosi dati e testimonianze presso le città di Salvador e Rio De Janeiro. Il progetto si articola in tre parti, ciascuna incentrata su di un aspetto specifico del complesso panorama socio-normativo brasiliano. Nella prima parte viene introdotto il tema dei diritti umani in generale e della loro operatività giuridica, per poi osservare come questa sia stata introdotta e garantita nell’ordinamento di Brasilia, sia a livello federale che statale. Nella seconda sezione, invece, l’attenzione è spostata sulla problematica dell’inequità sociale, e dunque processuale, brasiliana  che molto spesso comporta gravissime distorsioni del sistema giudiziario e dell’ordinamento giuridico nel suo complesso. Nell’ultima parte viene affrontato il tema del lavoro minorile fornendo un’ampia ed aggiornata prospettiva del fenomeno che tuttora rappresenta una vera piaga nel tessuto sociale del Brasile.

GUIDONE – D’ANTUONO – MASTROPAOLO – Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

Emanuela Giusi Gaeta – Trasferimento Tecnologico, Spillover e Crescita Ottimale in Condizioni di Incertezza

L’articolo presenta alcune applicazioni di controllo ottimo stocastico al modello neoclassico di crescita in presenza di investimento estero ad alta intensità di capitale umano. Quest’ultimo affluisce a due paesi riceventi a differente livello di sviluppo (alto e basso) in base al programma massimizzante di un investitore estero. In assenza di tale investimento le economie riceventi si comportano come nel tradizionale modello di crescita neoclassico, sperimentando quindi un tasso di crescita pro-capite nullo in steady-state. Lo stock di capitale estero viene utilizzato come input addizionale nella funzione di produzione dei paesi riceventi.
L’analisi è a due stadi; nel primo si investiga sulla scelta ottimale di un investitore estero che deve ripartire il suo investimento human capital intensive, tra i due paesi, in condizioni di incertezza. L’incertezza è indotta dal basso livello di capitale umano che caratterizza il paese in via di sviluppo e che lo rende equiparabile ad un asset rischioso. Stabilita la scelta di investimento, si analizzano gli effetti di quest’ultimo sul processo di accumulazione interna dei paesi riceventi nella duplice ottica di presenza e assenza di esternalità positiva (learning by doing) del capitale estero su quello domestico legata al contenuto tecnologico insito nel primo. Questa duplice ipotesi di lavoro permette di confrontare i risultati, in termini di crescita domestica, indotti dal trasferimento tecnologico operato dall’investimento estero. Il paper dimostra che in ambedue i casi si ottiene una crescita endogena ma, in assenza di esternalità, quest’ultima risulta artificialmente sostenuta dal flusso di investimento estero, dato che la produttività del capitale domestico tende asintoticamente a zero. La possibilità invece di sfruttare adeguatamente il contenuto tecnologico insito nel capitale estero, grazie all’ effetto di learning, induce una complementarietà tra le due tipologie di capitale che sostiene la produttività del capitale domestico. La conclusione quindi è che il livello di capitale umano di una economia non è di per sé condizione necessaria e sufficiente per innescare un reale processo di sviluppo endogeno se non vengono implementate azioni di policy tese alla valorizzazione di detto capitale, come la spesa in ricerca e sviluppo, la qualità scolastica, la qualificazione professionale ed in generale le infrastrutture socio-economiche legate a tali variabili…
Trasferimento Tecnologico, Spillover e Crescita Ottimale in Condizioni di Incertezza

Federico Pernazza, Marco Spallone – Il ruolo del capitale sociale nella proposta di riforma del Diritto Societario: un’analisi giuridica ed economica

L’attività del legislatore italiano negli ultimi anni si è caratterizzata per un inusitato fermento di iniziative che investono i modelli organizzativi e la disciplina in genere delle società di capitali.
Le riforme hanno investito inizialmente le società quotate, la cui riconfigurazione è culminata, come noto, con il Testo Unico della Intermediazione Finanziaria, il D. Lgs. 24 febbraio 1998, n.58, e con i regolamenti in esso previsti, ma si estendono ormai con il decreto attuativo della legge delega 3 ottobre 2001, n.366, all’intero campo delle società di capitali, mentre si prospettano ormai riforme ancora più ampie che abbracciano anche le società di persone ed il diritto dell’impresa e delle procedure concorsuali .
A fianco dei due interventi organici citati si annoverano numerosi provvedimenti specifici, in parte emanati sull’impulso comunitario, che hanno contribuito in modo significativo alla trasformazione complessiva della disciplina e della stessa impostazione di fondo dell’istituto societario; basti ricordare la legge sulle società unipersonali e, più di recente, l’abolizione dell’omologazione giudiziaria e le altre “semplificazioni” di cui alla legge 24 novembre 2002, n. 340 e l’art. 6 della legge del 18 ottobre 2001, n.383 in tema di garanzia del capitale.
Tale fermento normativo è dovuto indubbiamente alla fatale obsolescenza del diritto societario italiano rimasto ancorato, fino ai richiamati interventi normativi, all’impianto codicistico, risultando così tra i più datati in Europa e quindi non adeguato alle contingenti istanze dell’economia.
Certo è, però, che una motivazione sempre più pressante in favore di interventi normativi è quella derivata dalla consapevolezza del ruolo della corporate governance e più generalmente dell’ordinamento societario, quale fattore di competività del sistema economico. Tale consapevolezza è maturata dapprima per le società che fanno appello al pubblico risparmio spinte, a seguito dell’integrazione dei mercati finanziari, ad un confronto diretto tra gli ordinamenti giuridici nazionali, e, più di recente, grazie alla circolazione di modelli consentita dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, anche per le società “chiuse”.
Ciò, da un lato, spiega il serrato confronto con gli altri modelli nazionali, soprattutto nell’area comunitaria, che caratterizza l’elaborazione di tali riforme e, dall’altro, impone una verifica di coerenza degli strumenti giuridici adottati con il fine di accrescimento della competitività del sistema.
Il ruolo del capitale sociale nella proposta di riforma del Diritto Societario: un’analisi giuridica ed economica

Federico Pernazza, Marco Spallone – Incentives to Entrepreneurs in the Revised Italian Corporate Law: an Economic and Juridical Analisys

Gli incentivi alle imprese nelle recenti riforme del diritto societario in Italia. Il profilo di indagine prescelto: la garanzia del capitale sociale ex art. 6 della L.18 ottobre 2001, n. 383. – 2. Le società di capitali e la previsione di un capitale minimo: lineamenti di comparazione tra il modello comunitario ed il modello statunitense. – 3. Le finalità della riforma di cui all’art. 6 della legge n. 383/2001.- 4. I contenuti della riforma: problemi interpretativi, dogmatici ed applicativi. La garanzia del capitale sociale nella riforma del diritto societario – 5. Analisi economia. – 6. Il Modello Economico. 6.1. Il Sistema Statunitense. 6.2. Il Sistema Europeo. 6.3. Il confronto tra i Sistemi. 7. Clausole Assicurative o Fideiussorie. – 8. Conclusioni.
L’indagine si propone di esaminare gli effetti economico-giuridici conseguenti alla recente introduzione nella legislazione italiana della possibilità di effettuare la sottoscrizione del capitale di società garantendone il valore con fideiussione bancaria o con polizza assicurativa.
Premesso un succinto richiamo del quadro delle riforme del diritto societario in cui si inserisce la nuova previsione, si esamina il regime introdotto in Italia con l’art. 6 della legge n. 383/2001 (ripreso con modificazioni nella riforma generale del diritto societario attualmente all’esame del Parlamento), comparandolo con le diverse impostazioni accolte dai principali ordinamenti in ordine alle funzioni riconosciute ed alla disciplina applicata al capitale societario. Nella contrapposizione tra l’impostazione dell’ordinamento statunitense, che prescinde dalla configurazione di un capitale sociale minimo, e quella comunitaria che, per le società per azioni, è incardinata su tale concetto, la recente normativa italiana si inserisce necessariamente nella seconda area, pur essendo rivolta al contenimento degli oneri economici connessi alla necessità di sottoscrivere un capitale legalmente prefissato.
Si esamina, quindi, il significato giuridico della introdotta possibilità di sostituire la “sottoscrizione” del capitale con la prestazione di una fideiussione o di una polizza assicurativa. In particolare, si afferma la riferibilità di tale sostituzione ai soli impegni economici del socio connessi al conferimento e non agli effetti organizzativi della sottoscrizione del capitale.
Si verifica, altresì, la possibilità di configurare la persistenza di un obbligo di conferimento del socio anche in caso di prestazione della fideiussione ovvero della polizza, nonché di un’azione di regresso del fideiussore o dell’assicuratore nei confronti del socio. Tale interpretazione riduce il beneficio economico della nuova disciplina alla mera dilazione del versamento da parte del socio, ma appare giuridicamente imprescindibile per l’ipotesi di fideiussione che presuppone l’esistenza dell’obbligazione principale del socio. Anche l’applicazione dell’istituto dell’assicurazione presenta elementi problematici, in relazione alla difficoltà di configurare come “rischio” il pagamento di somme rimesso alla discrezionalità degli amministratori.
Ci si pone ancora il quesito dell’applicabilità della nuova modalità di conferimento alla sola quota di capitale non immediatamente versata, ovvero anche a quest’ultima.
La soluzione estensiva non appare giuridicamente ardua, ma risulta economicamente poco efficiente nei limiti in cui aggiunge un onere ad una prestazione facoltativa dei soci.
Si introduce così un modello di analisi economica delle funzione del capitale sociale…
Incentives to Entrepreneurs in the Revised Italian Corporate Law:an Economic and Juridical Analisys

Raffaele Lener – Independent authorities in financial Markets: Proposals for Reform

Universita’ di Bologna – Master In Law And Economics – Public Lectures In Law And Economics – Bologna, May 30, 2003
1. Origin and Development of the Independent Authorities in Italy
The proliferation of Independent Administrative Authorities in the past decade calls for an overall reflection upon their role and their position within the administrative system. A rethinking of the role of such Authorities, within a broader system, is also necessary to address growing criticism on the excessive and often scarcely coherent recourse to such bodies, which have undoubtedly certain exogenous elements in the context of the Italian traditional system of the state authorities, as commented in the course of the present paper.
The various phases in the development of the Independent Authorities may be summarised as follows.
Consob1 and ISVAP2 have been the first Italian Independent Authorities in Italy. They were established on the model of common law countries’ governmental agencies. This model was considered to better address the need for public supervision of private activities in the context of rapidly expanding markets which were at the time also subject to an unprecedented integration at both a domestic and international level. These two authorities have been originally set up respectively as a part of the Treasury and of the Ministry of Industry and only later acquired the status of Independent Authorities.
Independent authorities in financial Markets: Proposals for Reform